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Il tempo della metamorfosi

07 dicembre 2016

NONA GIORNATA
EDITORIALE

Il tempo della metamorfosi

Pareva brutto iniziare scrivendo "del solito weekend di sport”. Il weekend appena concluso ha rivisto 5 squadre portare con orgoglio i colori arancioneri in giro per la Lombardia. Non possiamo archiviare il tutto come il "solito weekend di sport”, anche se ormai è così da nove weekend.
È arrivato il tempo di rendersi conto di un deciso cambio di marcia. Ce lo raccontano i numeri e i fatti. Ce lo fanno capire il rispetto con cui ci affrontano gli avversari, consci che, in ogni categoria, affrontare i Porcospini è un affare tutto fuorché semplice. Ce lo fanno capire i numerosi successi che teniamo nelle categorie agonistiche, segno che nelle precedenti si lavora con il preciso obiettivo di formare giocatori capaci di reggere una situazione che richiede, al momento giusto, impegno, continuità e capacità.
Non è per nulla scontato quello che abbiamo fatto in questi sette anni. Non è scontato avere un parco allenatori che seppur giovane ed inesperto, è ricco nei numeri e nella competenza e nella formazione rugbystica. Offrire un rugby che comincia ad essere di qualità, in tutte le categorie del settore giovanile è una prerogativa che ci teniamo e che indichiamo come simbolo di serietà e di primato. Frutto di una seria programmazione tutto si concatena e si sviluppa con un moltiplicatore dato dalle nuove forze che via, via si coinvolgono e che portano freschezza e vitalità.
Il fulcro restano sempre i giovani, che rispondono in modo splendido, sia sul campo che nelle molteplici attività di Club. Sono protagonisti sui campi, come giocatori. Lo sono, tra i più grandi, come tecnici. Partecipano in modo sempre meno timido alle attività dando vita, in modo autonomo e responsabile, a tutte quelle situazioni sono sempre più concrete e strutturate.
Ora è tempo di rendersi conto di questa grande trasformazione. Metabolizzarla e vivere una nuova fase, che si rilancia oltre. È tempo di interrogarsi sul futuro e sulle scelte. È tempo di programmare e guardare ai prossimi dieci anni, con la stessa capacità e lungimiranza fatta sette anni fa, quando il progetto proposto sembrava sproporzionato e gigantesco. A pensarci bene è stato appena, appena sufficiente. Abbiamo grandi speranze: si affaccia alla vita del rugby giovanile una generazione che ha una forza tripla di quanto fatto al primo tentativo.
Sarebbe un delitto non rendersi conto.

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